Andrea Vitali in his essay Tarocchi in Letteratura III (In Italian:
http://www.letarot.it/page.aspx?id=254&lng=ITA
reported two other sonnets
by Luigi Pulci, in addition to the one already known with the term
minchiattarri.
In the second sonnet we still find the word minchiattar and
in the third minchionacci.
While the known sonnet was focused on a critique against the Milanese people
and their speech, in the second sonnet, sent to Lorenzo the Magnificent, the
author makes a strong critique on the city of Naples, which he considered a
pigsty and its inhabitants minchiattar (false, good to anything, etc).
The third sonnet is always a critique of Milanese people, by him called
minchionacci (idiots, balls, etc).
Here are the two sonnets reported by Vitali (besides the already known
sonnet):
Sonetto LXXXXIII
Chi levassi la foglia, il maglio, e ‘l loco
A questi minchiattar Napoletani,
O traessi del Seggio i Capovani,
Parrebbon Salamandre fuor del fuoco.
Imbiza Janni lo’ngegno allo joco, (1)
Ch’ho già sentito meglio abbaia cani
E tutti i gran mercianti son marrani
E tal Signor, che non fare’ buon cuoco.
Que’ huogli (2) dicer di Napoli jentile? (3)
La gentilezza sta ne’ cantarelli,
Rispondo presto, e parmi un bel porcile.
Ah questi Fiorentin gran joctoncelli:
Ch’hanno tutti lo tratto sì sottile:
Così si pascon questi minchiattelli.
Se tu cerchi baccelli,
Rispondon tutti come gente pazza.
Gongoli vuoi accattar (4): loco alla chiazza.
(1) Verso napoletano
(2) huogli = vuoi
(3) jentile = gentile
(4) accattar = comprare
Sonetto LXXXXIV
Oh: ti dia Iddio Zaine a bocchè,
Io fel io fel (1): i’ho mal che Dio ti dia.
Cazze, e cucce: quel primo al cul ti sia:
O scove, o sprelle; oh venga pure a te.
O schiappa legne: o che ti schiappi il piè.
O conza zimbre: o serba a befanìa:
Papir papir: ti palpi la moria;
O fuse, all’occhio, e ’n capo il convercè.
O castem peste: o pesto ti sia ‘l core;
O lacci imbroca: o preso sie’ tu a’ lacci;
O chi l’ha rotto, donne, o chi ha le more.
O ti peli, pettini, e burracci:
O rave: in culo, e sian le foglie fuore.
Navon: pur lì, ti forin ferri, e stracci.
O verzi, o minchionacci,
Cazzi, mela, ravize, e manigoldi,
O che v’inpicchin tutti coldi coldi. (2)
(1) L'autore contraffà la parlata Milanese e coloro che vanno gridando per
le strade vendendo le loro merci.
(2) coldi coldi = caldi caldi